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The Other Woman The Other Woman
Un triangolo femminile contro un solo uomo. Testo di Twentieth Century Fox Film Corp. Rielaborazione e traduzione di Sebastiano B. Brocchi. Foto in apertura:... The Other Woman

Un triangolo femminile contro un solo uomo.

Testo di Twentieth Century Fox Film Corp. Rielaborazione e traduzione di Sebastiano B. Brocchi.

Foto in apertura: Tratto dal film “The Other Woman” -“Tutte Contro Lui” (c) 2014 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

 

Si vede che questo titolo, ad Inglesi e Americani, piace. Altrimenti non si spiegherebbero gli otto film, i cinque romanzi, le quattro canzoni e la decina di episodi e fiction televisive che lo condividono. E non è che sia una moda passeggera, un trend degli ultimi anni, perché la prima volta che il titolo è stato preso in prestito dalla settima arte c’era ancora il cinema muto: correva l’anno 1912 e il titolo “The Other Woman” fu usato per un cortometraggio del regista George L. Cox… e senza neanche lasciar passare un anno, rieccolo per un altro film prodotto dalla Lubin Manufacturing Company. In questa “dinastia”, le quote rosa possono vantare una certa supremazia sulla variante maschile del titolo, “The Other Man”, che conosce una fortuna cinematografica più contenuta, con sei utilizzi; e solo uno in ambito letterario, con il romanzo di Francis Durbridge del 1974 tradotto in italiano come “Lungo il fiume e sull’acqua”. A dirla tutta, però, in difesa del minoritario sesso forte, il primo film a fregiarsi del titolo precede di un anno il primo “The Other Woman”: lo troviamo, infatti, in un cortometraggio muto prodotto dalla Nestor nel 1911.

Possiamo quindi tranquillamente affermare che l’Altra o l’Altro abbiano accompagnato la storia del cinema fin dagli esordi. E non è una cosa scontata, anzi. Sarebbe impossibile o quantomeno ridicolo immaginare un simile sfruttamento per altri titoli, che se riciclati farebbero quantomeno gridare al plagio. Siamo onesti: se domani leggessimo sul giornale che è in uscita un film intitolato “Guerre Stellari”, “Il silenzio degli innocenti” o “Il diavolo veste Prada”, penseremmo al massimo che si tratti di un remake dei celeberrimi originali. E invece no, pare che “The Other Woman” possa riproporsi con più frequenza delle eclissi solari senza per questo destare particolari perplessità… i casi sono due: o è un titolo così anonimo che nessuno si ricorda di averlo già sentito in passato, o al contrario è talmente caro alle platee che dopo un po’ ne sentiamo la mancanza e lo rivogliamo.

[captionpix imgsrc=”http://www.fourticino.ch/wp-content/uploads/2015/02/The-Other-Woman-II.jpg” captiontext=”Kate Upton” width=”320″ height=”502″]

Questa premessa non tenta di attribuire una qualche nobilitazione storica al film di Nick Cassavetes (di illustri natali cinematografici: il padre, il grande regista di origini greche John Cassavetes, e la madre, una delle più importanti attrici americane del XX° secolo, Gena Rowlands) in uscita il 19 giugno in Canton Ticino (saranno il tempo, gli applausi e il botteghino a rivelare se diventerà una pietra miliare del genere). Volevo invece far notare una curiosa attrazione per un titolo a prima vista piuttosto banale, ma che in fondo la dice lunga sull’inquietudine che la parola “altra” o “altro” suscita nel nostro comune sentire. Perché è come se in qualche modo facesse intendere che esiste qualcosa oltre i rassicuranti confini della famiglia o della coppia, qualcosa di potenzialmente minaccioso, destabilizzante, capace di sovvertire l’ordine e le abitudini con pazienza instaurate. Nella sceneggiata napoletana, il concetto viene amabilmente sintetizzato dal triumvirato issa, isso e ‘a malamente. In genere, però, tra la moglie (issa) e l’amante (‘a malamente) la genuina tradizione tragica vorrebbe che scorresse una giustificata acrimonia. Il nostro Cassavetes, invece, mette in scena – senza lesinare sulle bellezze scritturate – uno sviluppo diverso, anche se, per carità, nemmeno troppo originale. L’idea è che l’amante (Cameron Diaz nei panni di Carly), o meglio la donna che credeva di essere l’unica per lui, scopre che il lui in questione (Nikolaj Coster-Waldau nel ruolo di Mark), in realtà, non è soltanto sposato (con Leslie Mann alias Kate), ma gode anche della compagnia e delle attenzioni di una terza amichetta (una giovane e prorompente Kate Upton che impersona Amber). Lo sfortunato trio di portatrici di corna decide però, inaspettatamente, di coalizzarsi contro l’affascinante porco. Queste le fondamenta per quella che si annuncia come una gustosa commedia tutta da ridere, condita con un cast di prim’ordine nel quale, fra l’altro, vedremo recitare per la prima volta l’eccentrica e coloratissima rapper americana Nicki Minaj (1982)nel ruolo di Lydia; e sottolineo “vedremo” perché al cinema l’avevamo già ascoltata tra le doppiatrici in lingua originale del film d’animazione “L’Era Glaciale 4 – continenti alla deriva” (2012), in cui Nicki prestava la sua voce al mammuth Steffie.

Ma vediamo di conoscere più da vicino i principali interpreti, anche attraverso le dichiarazioni da loro rilasciate in merito alla partecipazione al film.

Partiamo dunque da Cameron Diaz, nata a San Diego, in California (1972), e balzata agli onori della cronaca con il suo primo ruolo cinematografico (alla faccia della gavetta!), quello di Tina Carlyle in “The Mask” (1994). Molti se la ricorderanno ne “Il matrimonio del mio migliore amico” come antagonista di Julia Roberts (1997), ma soprattutto per il quasi apologetico “Tutti pazzi per Mary” (1998). I primi anni 2000 sono segnati dal ruolo di protagonista nei due episodi di “Charlie’s Angels”, mentre tra i più recenti segnaleremo “Bad Teacher – una cattiva maestra” (2011) e “The Counselor – il procuratore” (2013) al quale avevamo dedicato la cover di Four n° 9.

D: Come descriveresti Carly?

R: Carly è una ragazza che sta mordendo la vita. È un avvocato di successo. Uscendo conosce un ragazzo in cui intravede un vero potenziale. Stanno bene insieme e lei pensa che da questa relazione possa nascere qualcosa di più. Ma inizia a sospettare che ci sia qualcosa di strano quando lui annulla all’ultimo momento un appuntamento che avevano pianificato per far conoscere a Mark il padre di lei. Carly allora drizza le orecchie, intuisce che la relazione potrebbe non essere esattamente come lei pensava. Così finisce per andare a casa di Mark e… scopre che è sposato!

D: Essenzialmente di cosa parla questo film?

R: Parla dell’amicizia e della relazione tra queste donne. Delle circostanze che le hanno fatte incontrare e del modo in cui decidono di affrontare questo percorso, da quando viene loro spezzato il cuore all’accettazione della delusione, e in seguito il processo che permette loro di voltare pagina. Non è un film sulla vendetta, ma mostra cosa hanno potuto imparare su loro stesse. Non ho interesse a fare un film sulla vendetta o l’adulterio. Non è di questo che si tratta.

D: Cosa pensi che dica questo film a proposito delle relazioni?

R: Ogni volta che qualcosa finisce, c’è un nuovo inizio. Non sai mai cosa accadrà dopo. Non puoi perdere il tuo tempo e la tua energia indugiando su ciò che ti è successo o ciò che poteva succedere o forse sarebbe successo. Le relazioni vanno e vengono, o restano o evolvono, ma noi restiamo vivi.

Leslie Mann (1972), di San Francisco, ha alle spalle una lunga filmografia soprattutto nell’ambito delle commedie brillanti, anche se, a dispetto della sua vis comica, è raro vederla nel ruolo di protagonista. Debutta, diciassettenne, nella commedia “Virgin High” di Richard Gabai (1991). Tra le sue partecipazioni più significative ricorderemo “Il rompiscatole” (1996) a fianco di Ben Stiller, “Il senso dell’amore” nello stesso anno, con Bruce Willis, o ancora l’esilarante “Molto incinta” (2007) e “Colpo di fulmine – il mago della truffa” con Jim Carrey nel 2009.

D: Cosa puoi dirci del tuo personaggio e del suo percorso?

R: Kate è una persona molto ottimista, eccitata dalla vita e felice con suo marito Mark. Ma sta vivendo in una bolla di sapone. La sua vita è tutta incentrata sul far felice suo marito e credo che in questo modo stia perdendo sé stessa. Di conseguenza ogni cosa viene ribaltata quando scopre che il suo uomo ha una relazione con Carly, la quale ignora che Mark sia sposato. Le crolla il mondo addosso. Carly e Kate scoprono l’esistenza l’una dell’altra e decidono di unire le forze per scoprire di cosa sia capace Mark. Così scoprono che ha una terza amante e si mettono insieme tutte e tre. Per capire in che modo faranno fronte alla situazione e come gestiranno gli accadimenti, queste donne sosterranno Kate aiutandola a crescere e a superare la sofferenza che sta attraversando. Mi sono così divertita a interpretare questo personaggio! Durante le riprese ero ogni giorno di buon umore…

D: Come ti sei trovata insieme a Cameron e Kate durante le riprese?

R: Mi sono letteralmente innamorata di Cameron e Kate! Siamo davvero un sostegno l’una per l’altra, ed è stato così fin dal primo giorno. Sono proprio delle brave ragazze. Circa tre settimane dopo aver finito il film, un giorno che ero seduta in salotto a casa mia, ho cominciato a pensare a Kate e Cameron e sono subito scoppiata in lacrime. Mi mancavano così tanto!

La Barbie in carne e ossa Kate Upton (diciamo più carne che ossa…) è una modella e attrice statunitense di ventidue anni nata nel Michigan; che oltre alle sue forme (93-63-92) desidera mostrarci di avere anche delle risorse nascoste, tra cui il talento per la recitazione. Noi le crediamo. Le crediamo? Diciamo che, come si fa con gli imputati, fino a prova contraria le concediamo la presunzione di… talento. Dopo i primi ingaggi per la moda già a quindici anni, nel 2010 è stata il volto della nota maison Guess. Dal 2011 compare sulla rivista “Sport Illustrated Swimsuit Issue” e “Remix Magazine”, ma soprattutto debutta al cinema in “Tower Heist, Colpo ad alto livello”, per la regia di Brett Raitner (2011); a cui segue “I tre marmittoni” di Peter e Bobby Farrelly (2012).

D: Che tipo di donna è Amber?

R: È sicuramente ingenua. È giovane e dolce, e vede il mondo intero in modo positivo. Credeva di avere un rapporto genuino con Mark. Credeva alle sue bugie. Amber sembra essere il tipo di ragazza che ognuno vorrebbe odiare, ma Carly e Kate, i personaggi di Cameron e Leslie, non la odiano affatto. Fanno amicizia con lei. La fanno entrare nel loro gruppo. Il film è una fonte di ispirazione per le donne perché si dovrebbe probabilmente odiare la giovane ragazza in bikini che corre sulla spiaggia, invece le protagoniste si rendono conto che Amber non sa quello che sta accadendo ed è ferita quanto loro dalla situazione.

D: Cosa hai imparato da Cameron e Leslie?

R: Ho imparato osservandole e attraverso il loro esempio, quanto fossero capaci di immedesimarsi nei personaggi. Sono persone gentili e genuine. Ho sempre guardato a Cameron e Leslie come dei modelli. Sono fantastiche!

D: Qualche bel momento sul set che puoi condividere?

R: Il mio giorno preferito sul set è stato quello del mio compleanno. Compivo 21 anni. Stavamo filmando la scena in cui tutte e tre ci conosciamo. I personaggi di Cameron e Leslie si trovano negli Hamptons e hanno scoperto che Mark non si vedeva solo con loro ma c’è un’altra amante. Vista la situazione così strana, abbiamo un po’ tutte esagerato con il vino, tanto che a casa del fratello di Kate (Taylor Kinney) io e Leslie ci siamo ritrovate a ballare sul tavolo! Quella sera, finite le riprese del film, siamo tornate all’hotel e mi hanno organizzato un piccolo party in un bar lì vicino. Abbiamo ballato tutta la notte. È stato così divertente che posso definirla l’esperienza più memorabile.

D: Quanto è stato interessante lavorare con la leggendaria costumista Patricia Field?

R: Lei è stata fantastica. È stato davvero bello lavorare con lei. Normalmente nei servizi fotografici, decido io quello che mi piace. Sto lavorando con alcuni dei migliori stilisti e loro chiedono spesso il mio parere. In un film non importa quello che mi piace. Conta quello che Amber vorrebbe e quello che il personaggio indosserebbe. Quindi è stata un’esperienza nuova per me essere alle prove. Mi ci sono volute un paio di prove per trovare veramente ciò che Amber avrebbe indossato. Lei è molto casual, sempre in pantaloncini, e uno stile molto giovane, da spirito libero.

Il danese Nikolaj Coster-Waldau (1970), dopo aver studiato alla National School of Theater di Copenhagen, debutta in teatro con l’Amleto e in seguito ottiene la notorietà a livello nazionale con il film “Il guardiano di notte” (1994). Approda in seguito al cinema americano dove compare in importanti pellicole quali il pluripremiato “Black Hawk abbattuto” di Ridley Scott (2001) e, per lo stesso regista, ne “Le crociate – Kingdom of Heaven”. L’anno scorso recita nel fantascientifico “Oblivion” di Joseph Kosinski.

D: Che tipo di uomo è il tuo personaggio Mark?

R: È uno di quegli uomini che ha molto successo e fa un sacco di soldi, ma la sua vita è tutta apparenza. Penso che ci sia più di un uomo come lui là fuori. È molto importante per lui non soltanto avere successo, ma che la gente possa vedere quanto successo abbia da come lui appare. Questo include avere un matrimonio perfetto e vivere in una bella casa. Siccome guadagna così tanto, pensa che questo gli dia automaticamente il diritto di divertirsi un po’. Si sente autorizzato. Quasi si aspetta di poter fare una vita da scapolo pur essendo sposato. È uno di quegli uomini che si danno l’assoluzione per ogni tipo di cattivo comportamento. Persino quando viene beccato con i pantaloni calati riuscirà a dire: “Ma cosa stai dicendo? Non ho fatto niente! Questo è ridicolo”…

D: Tu sei anche conosciuto per il ruolo di Jaime nella popolare serie “Game of Thrones”. Un tipo un po’ diverso da Mark, che dici?

R: Certo, Jaime è un uomo onesto. È affidabile ed è stato fedele alla stessa donna per tutta la vita; farebbe qualsiasi cosa per lei, cosa che spesso gli ha causato dei problemi. Può non piacerti ma non è un bugiardo. Mark in “The Other Woman” è semplicemente un bugiardo. Mentirebbe su qualsiasi cosa. Non so nemmeno se sappia cosa significhi dire la verità. Jaime invece è molto sincero, cosa che talvolta si rivela dolorosa perché è capace di ferire con la sua onestà.

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